Il nudismo è autenticità

Autenticamente nudo

La semplice nudità consiste nello stare senza vestiti. Il nudismo è la nudità come fonte di piacere, come espressione fisica di un ideale e come simbolo di una serie di valori.

Denudarsi è in linea di principio un ritorno allo stato naturale: significa recuperare la condizione originaria del corpo, posto che il nudo viene prima del vestito. Viene prima sia per la storia, sia per il singolo individuo. A partire dalla sua apparizione sulla terra, l’essere umano visse nudo per milioni di anni, mentre i vestiti furono inventati soltanto verso la fine dell’epoca preistorica. I popoli maggiormente a contatto con l’ambiente naturale hanno sempre vissuto in completa nudità: alcune popolazioni lo fanno ancora oggi, come gli indios della riserva Xingu in Amazzonia. D’altronde, i bambini nascono sempre nudi. Nonostante i progressi della nostra tecnologia, non si è ancora riusciti a fare in modo che i neonati escano vestiti dal grembo materno… I bambini preferiscono spontaneamente essere nudi: sono necessari più di tre anni per abituarli a non poter più fare a meno dei vestiti.

Il nudismo è anche la via per riconciliarci con la natura e con l’ambiente che sta intorno a noi. Il vestito è una costruzione sociale che si sovrappone all’ordine naturale. Non basta voler proteggere la natura, è necessario anche vivere in armonia con essa: e questo è ciò che ci consente di fare la nudità. Se vogliamo ascoltarla, dalla natura ci viene rivolto l’invito a denudarci, a tornare al nostro stato naturale. Spogliati di tutti gli orpelli di cui la vita “civile” ci ha ricoperto, possiamo finalmente riscoprire la bellezza del contatto diretto con l’ambiente naturale che ci circonda, gustando tutte le straordinarie sensazioni che tale contatto è in grado di farci provare.

Nudo nella natura Il nudismo è autenticità. L’essere umano accetta finalmente di vedersi e di mostrarsi tale qual è, autenticamente. Denudarsi è un atto di apertura e di fiducia, è rinunciare a nascondersi dietro alla finzione dei vestiti e della moda, è rivelarsi così come si è, anziché spiare gli altri sotto la protezione della propria armatura tessile.

Tutto ciò porta l’essere umano verso una grande semplicità. Lo spossessarsi dei vestiti è un’esperienza che dà un senso di grande liberazione. Non si tratta semplicemente di sbarazzarsi della prigione degli abiti, che stringono e soffocano il corpo, ma si tratta anche di liberarsi fisicamente dei tabù che circondano la nudità e della vergogna per il proprio corpo. Secoli di oscurantismo hanno inculcato un disprezzo generalizzato del corpo e hanno prodotto l’idea che esso dev’essere nascosto vergognosamente sotto una copertura. Il nudismo comporta la nudità nella sua recuperata innocenza, fuori da ogni preoccupazione, peccato o senso di colpa. Il nudismo consente di ritrovare la purezza originale del bambino, al quale non hanno ancora insegnato che stare nudi è sbagliato.

Infine, il nudismo è, per la sua schiettezza, un modo per aprirsi a se stessi, agli altri e al mondo. Lasciarsi vedere nudi è una prova di fiducia e la pratica del nudismo in comune poggia sul fidarsi l’uno dell’altro: l’apertura reciproca pone fine alla paura e all’aggressività. Di conseguenza, il nudismo provoca una completa ridefinizione di tutti i rapporti umani. I vestiti, le uniformi, i capi griffati sono i portatori di tutti i segni delle gerarchie, delle disuguaglianze e delle differenze tra le classi sociali. Il nudismo è la via maestra per l’uguaglianza e la fraternità tra gli uomini, giacché conduce verso un mondo nel quale il ruolo scompare per lasciare il posto alla persona. E dunque, a partire dalla riconciliazione con se stessi e con il proprio corpo, si arriva alla riconciliazione con la natura e con il prossimo.

Libera traduzione di un articolo di Marc-Alain Descamps pubblicato su La Vie au Soleil n. 112.
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