Disimparare la vergogna per la nudità

Vergogna della nudità

È uno tra i più classici incubi notturni: vi trovate in una stanza piena di colleghi di lavoro, il vostro capo è lì, e c’è anche quella nuova collega cui avete cercato di dare una buona impressione di voi stessi. E siete completamente nudi. Ops!

Perché abbiamo tanta vergogna di farci vedere nudi? C’è qualcosa di profondo nella natura umana che ci fa sembrare ripugnante la pelle nuda? Esiste forse un gene del pudore che abbiamo ereditato dai nostri antenati? E come si può spiegare il comportamento di quei “ribelli” che buttano all’aria ogni convenzione sociale e consacrano il loro tempo libero alla pratica nudista, sostenendo che nulla potrebbe essere più normale?

Di recente, otto persone comuni – nessuna delle quali nudista – sono state messe insieme per un condurre un esperimento filmato dal programma della BBC Horizon, al fine di testare alcune teorie scientifiche che spiegano perché i corpi nudi ci mettono così a disagio. Fra di loro c’erano Phil, 39 anni di Birmingham, e Kath, 40 anni del Dorset. La maggiore preoccupazione di Kath era che la gente avrebbe riso di lei. Alcuni maschi del gruppo erano invece più impensieriti dall’eventualità di un’imbarazzante eccitazione.

Phil fu il primo a sentire l’occhio della telecamera sulla sua pelle. Qualche ora dopo l’incontro con gli altri volontari, fu condotto davanti a un grande specchio, con l’istruzione di togliersi tutti i vestiti. Quando scoprì che si trattava di uno specchio a due vie e che poteva essere osservato, il rossore del suo viso e il battito del suo cuore tradirono la sua sensazione di disagio. Dopo aver svolto lo stesso compito, Kath ammise che avrebbe voluto «che il pavimento si aprisse».

Quando siamo nudi in pubblico, la maggior parte di noi si sente in imbarazzo. Eppure sembra che questa sensazione possa essere disimparata. Dopo una serie di esperimenti, Phil e Kath, che all’inizio erano stati così impacciati, si trovarono ciascuno faccia a faccia con un altro volontario appena denudato. Vennero invitati a dipingere il corpo davanti a loro, evidenziando con diversi colori le sensazioni che provavano mentre toccavano le varie parti del corpo: rosso per “profondo disagio”, giallo per “leggero imbarazzo”, verde per “tutto a posto”. Phil disegnò una linea per delimitare i genitali del suo soggetto. Kath invece dimostrò di aver perso ogni sua inibizione, dipingendo in pochi istanti il suo soggetto tutto di colore verde. Ogni singolo centimetro quadrato.

Non più vergogna della nudità

Questo era solo un semplice esperimento: esso è però riuscito a mettere in luce quanto sia modificabile in breve tempo il nostro atteggiamento nei confronti della nudità. Nel giro di un paio di giorni, i volontari avevano disimparato molte delle convenzioni sociali che normalmente governavano la loro vita e avevano acquisito un nuovo modo di pensare che permetteva loro di stare tranquillamente nudi in compagnia di altre persone. Esperimenti di questo tipo spiegano perché sia così semplice per i nudisti comportarsi in maniera del tutto normale restando nudi in mezzo ad altre persone nude.

Questo risultato conferma la teoria sostenuta da molti psicologi, secondo la quale non siamo nati con la vergogna per la nudità. Al contrario, la vergogna per la nudità è una cosa che apprendiamo come codice comportamentale che ci permette di interagire nell’ambito della società.

«In tutto il mondo gli individui percepiscono un grande senso di vergogna, quando si rendono conto che gli altri sanno che non sono stati sufficientemente “modesti”», spiega il professor Dan Fessler dell’Università della California. «In sostanza, con la vergogna essi dicono a coloro che li circondano: “Conosco le regole sociali e mi rendo conto che sapete che ho fallito nel rispettarle, ma per favore non punitemi”. La nudità viene considerata come una minaccia per il contratto sociale».

Ma questo codice comportamentale non è innato ed è qualcosa che possiamo disimparare. Come ha osservato Phil al termine dell’esperimento, «una cosa che ho imparato è quanto sia stato facile entrare in relazione con degli estranei in una condizione che, secondo gli standard sociali, avrebbe dovuto farmi sentire a disagio».

Questa consapevolezza avrebbe spinto Phil e Kath a valicare i confini del “comportamento accettabile” anche nel mondo reale? Ormai sul finire dell’esperimento, venne presentata loro l’ultima, sorprendente sfida: furono invitati a camminare nudi lungo la strada per aspettare un taxi. Lo fecero senza problemi. Avevano superato un bel po’ di “regole sociali”!

Libera traduzione di Can people unlearn their naked shame?

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