Nudità: una proposta indecente?

Proposta indecente

Notizia di poco tempo fa. Una turista svedese ha creato un terribile “scandalo” mettendosi completamente nuda sulla spiaggia di Minori, sulla costiera amalfitana. Nessun atteggiamento provocante, ambiguo o malizioso da parte della scandinava, che si è semplicemente sistemata a leggere un libro sul suo telo, senza alcun costume addosso, convinta di poter fare ciò che nel suo Paese è quanto di più naturale ci possa essere. La forza pubblica è prontamente intervenuta per reprimere un crimine tanto abietto: la barbara nordica ha così ottenuto una bella lezione di italica civiltà!

Una nota positiva, peraltro, è stata la reazione del sindaco di Minori, Andrea Reale, il quale ha giustamente riconosciuto che ognuno ha il diritto di «vivere la natura a modo proprio», senza che vi sia il bisogno di scandalizzarsi per questo. Tuttavia, «questo segmento di turismo», ha aggiunto, «non trova sfogo dalle nostre parti, perché da Vietri a Positano si registra una mancanza di luoghi destinati ai nudisti». La conformazione del territorio sarebbe un ostacolo alla possibilità di trovare un luogo adatto allo scopo.

Si parla ormai spesso – anche a seguito di alcune leggi regionali che si sono occupate (in maniera non troppo felice) dell’argomento – della necessità di individuare “luoghi da destinare alla pratica nudista” e della difficoltà per le amministrazioni comunali a trovare luoghi “adatti”. Difficoltà resa ancora maggiore da una quantità di assurdi requisiti che non di rado si richiedono a tali potenziali spazi per nudisti: devono essere isolati, coperti alla vista da una fitta siepe, dotati di servizi igienici, etc.

Mi permetto di avanzare una modesta proposta. Premetto che posso capire, anche se non la condivido affatto, la preoccupazione di voler porre dei limiti alla pratica nudista. La posso capire, perché purtroppo conosco i pregiudizi e le paure che ancora si nutrono nei confronti di chi se ne sta nudo all’aria aperta; non la condivido affatto, perché so quanto quei pregiudizi e quelle paure siano del tutto ingiustificati. La mia recente esperienza a Fuerteventura me l’ha ampiamente dimostrato.

Una proposta di clothing optional

Comunque, ammesso e non concesso che sia necessario porre dei limiti, la mia proposta è di cominciare a ragionare su dei limiti di tipo temporale, non più di tipo spaziale. Mi spiego meglio. Anziché affannarsi a cercare un “luogo adatto” da destinare specificamente alla possibilità di stare nudi, perché non individuare un determinato lasso di tempo (per esempio, un giorno alla settimana oppure una settimana ogni due mesi), nel quale in tutti gli ambienti naturali del Comune – siano essi la spiaggia, il bosco, la campagna, la riva del lago – vige la regola del clothing optional, secondo cui ciascuno può stare a suo piacimento nudo o vestito, senza il timore di incorrere in sanzioni?

Sono convinto che l’attuazione di questa proposta avrebbe una serie di effetti positivi, sia dal punto di vista dei nudisti, sia dal punto di vista delle amministrazioni comunali. Mi limito a sintetizzarne alcuni:

  • si respinge l’accusa di voler sottrarre spazi a chi non ama stare nudo: nessuno spazio viene destinato esclusivamente e definitivamente alla sola pratica nudista; inoltre, la previsione di un lasso di tempo, all’interno del quale la nudità è concessa, permette  di modulare la quantità a seconda delle esigenze;
  • si evita la creazione di “ghetti” nudisti, che a mio avviso sono estremamente dannosi, in quanto alimentano il pregiudizio che dopotutto, dietro quella “siepe che il guardo esclude”, accada chissà che cosa, con il conseguente stigma a carico di coloro che passano al di là della siepe;
  • si crea, sia pure temporaneamente, una situazione di tipo “spagnolo”, nella quale si educano le persone a convivere con la nudità, facendo capire loro che si tratta non soltanto di una cosa assolutamente normale, che può essere accettata senza problemi, ma anche di uno stile di vita del tutto adatto a famiglie e bambini;
  • si consente a Comuni limitrofi di coordinare le loro “giornate clothing optional (in un Comune si può stare nudi il lunedì, nell’altro il martedì; in un Comune si può stare nudi la prima settimana di giugno, nell’altro la seconda; e così via), in maniera tale da ottenere la situazione ottimale per sfruttare al meglio il turismo nudista;
  • si rende evidente che, di fatto, in mezzo alla natura vi sono ben pochi luoghi “non adatti” alla nudità e che coloro i quali stanno nudi nella natura non sono un pericolo pubblico, ma uomini e donne che amano e rispettano l’ambiente.

Insomma, lancio la mia proposta al sindaco di Minori e a tutti gli altri sindaci d’Italia che vogliano dimostrarsi sensibili anche nei confronti delle esigenze delle minoranze e di una parte non indifferente di turisti italiani e stranieri. Non state a cercare improbabili “luoghi adatti” al nudismo, ma adoperatevi affinché nei vostri Comuni vengano previste giornate clothing optional! Sono pronto a scommettere che saranno un successo, che incrementeranno i flussi turistici e che ben presto aumenterete il numero di queste giornate. Chi accetta la scommessa?

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Un paradiso per la nudità

Nudo su una spiaggia clothing optional

Sono stato tranquillamente nudo su una spiaggia in mezzo a persone che indossavano il costume da bagno. Ho fatto un’escursione tutto nudo, percorrendo un sentiero panoramico lungo la costa, senza il timore di incrociare il passo di altri escursionisti. Ho camminato nudo sul marciapiede di una strada, senza alcun problema da parte degli automobilisti di passaggio.

No, non ho fatto un altro sogno nudista! Quanto ho appena scritto corrisponde alla realtà che ho vissuto negli ultimi dieci giorni nella parte settentrionale di Fuerteventura, una delle Isole Canarie, geograficamente africane, politicamente spagnole. Là ho conosciuto un vero e proprio paradiso per chi – come me – ama trascorrere il proprio tempo libero in nudità, quando temperatura e circostanze lo consentono.

A Fuerteventura ho trovato certamente un clima particolarmente adatto a starsene nudi il più a lungo possibile: a meno di 29° di latitudine nord, il sole scalda generoso anche in questi mesi primaverili e rende sopportabili gli alisei che spirano incessanti. Ma al di là della mera temperatura atmosferica, a Fuerteventura ho percepito nettamente un atteggiamento di tranquilla e totale accettazione della nudità da parte della gente. In tutti gli spazi naturali vige la regola del clothing optional: ossia, detto in altri termini, ciascuno si veste o sta nudo come preferisce.

Spiaggia a Fuerteventura

Essendo la mia prima volta a Fuerteventura, sono rimasto piacevolmente colpito nel vedere tradotto in pratica il concetto che più volte ho avuto modo di esprimere su questo blog: la nudità come normalità. È “normale” camminare nudi sulla battigia, è “normale” passeggiare o correre nudi tra le dune di sabbia, è “normale” tornare nudi alla propria automobile parcheggiata a poca distanza dalla spiaggia. La nudità è “normale” nel senso che è un dato di fatto, non “fa notizia” e non suscita sorpresa né disappunto né altro! Si può stare nudi, così come si può indossare una maglietta gialla, così come si può portare un cappello messicano. Semplice. Naturale.

Non ho intenzione di dilungarmi qui nel racconto dettagliato dei miei dieci giorni a Fuerteventura, ma desidero solo dare qualche piccolo esempio concreto di questa “normalità della nudità” che ho avuto modo di sperimentare.

  • Ho camminato per vari chilometri lungo la battigia dell’interminabile spiaggia a sud di Corralejo e ho incontrato uomini e donne, adulti e ragazzi, anziani e bambini – chi con gli slip, chi con i boxer, chi con il bikini, chi in topless, chi nudo: tutti sembravano felici di rilassarsi sulla spiaggia, giocando, leggendo, prendendo il sole, sguazzando tra le onde; nessuno si preoccupava se il proprio vicino era più o meno abbigliato; ciascuno godeva della propria libertà di indossare il costume preferito o di non indossare alcun costume, in maniera – mi verrebbe da dire – ovvia e banale: la nudità era un “costume” come un altro.
  • Ho percorso un tratto lungo il ciglio di una scogliera, ammirando i suggestivi scorci creati dalle rocce e dalle piccole cale. Mentre ero impegnato a prendere qualche fotografia, sono arrivate due automobili dalle quali sono scese alcune persone: mi hanno salutato con un cordiale ¡Hola!, si sono soffermate per un po’ anch’esse a guardare il panorama e poi sono passate oltre per scendere nella spiaggia sottostante. Quelle persone erano vestite, io ero nudo, ma questo dettaglio non ha avuto il benché minimo rilievo nel nostro casuale incontro.
  • Di ritorno dalle mie passeggiate mattutine in spiaggia, ho più volte camminato per un certo tratto lungo la strada che entra a Corralejo. Parecchie automobili mi sono passate accanto in entrambe le direzioni, ma nessuno è sembrato far caso alla mia nudità: nessun gesto di stizza, di rimprovero o di scherno, nessuna strombazzata irriverente con il clacson, niente di niente. Neppure da parte di un’automobile della Policía local.

E mentre passeggiavo tra le affascinanti dune “desertiche” di Corralejo, sognavo di poter godere presto anche in Italia di quello stesso diritto di stare tranquillamente nudo che potevo esercitare lì, in quel pezzo d’Africa europea, governato dalla legislazione di uno Stato, la Spagna, che non è certo culturalmente molto diverso dal nostro! Ancora una volta, il veder garantito il diritto di poter liberamente scegliere se stare nudi o con il costume mi è sembrato davvero il segno di una società matura, tollerante e civile. Mai così forte ho percepito la verità dell’affermazione che la nudità, di per sé, non è positiva né negativa: è un elemento neutro, che in quanto tale va rispettato e accettato.

L’esperienza vissuta sull’isola canaria, dimostrandomi con i fatti che “tessili” e “nudisti” riescono senza problemi a convivere pacificamente, mi ha fatto toccare con mano che un mondo clothing optional non è una chimera, ma una possibile realtà. Ed è una bella realtà, che varrebbe proprio la pena di vivere anche in Italia. Grazie, Fuerteventura!

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Lo spettacolo della nudità

Escursione in nudità

Di recente il sito web della Gazzetta dello Sport ha pubblicato un articolo a proposito degli escursionisti che da alcuni anni «si aggirano sui sentieri dei monti lombardi» senza nulla indosso, a parte zaino e scarponi. L’articolo, che presenta purtroppo in maniera eccessivamente sintetica l’attività del gruppo che si è creato intorno al blog Mondo Nudo, ha suscitato una serie di commenti per lo più critici da parte dei lettori.

A proposito delle considerazioni svolte dall’autore dell’articolo, nonché di alcuni dei commenti scritti dai lettori, ha già formulato una serie di lucide osservazioni lo stesso Emanuele nel suo post Perché camminare vestiti? (Risposte alla Gazzetta).

Desidero qui prendere spunto, per qualche breve riflessione, da un singolo particolare aspetto che emerge da alcuni commenti all’articolo della Gazzetta, nei quali ricorre più volte, quasi come una sorta di ritornello, la parola “spettacolo”. Si parla di “miseria dello spettacolo”, di “spettacolo indecente”, di “spettacolo orrendo”. Lo “spettacolo” in questione sarebbe quello offerto dalle foto che corredano l’articolo e che mostrano delle persone che camminano nude in montagna.

Ora, proprio l’uso della parola “spettacolo” con riferimento alla semplice nudità fa capire che quei commenti partono da un punto di vista completamente sbagliato. Come si sa, il termine “spettacolo” deriva dal verbo latino spectare (= guardare) e ha – semplificando – due possibili significati: in senso più stretto, esso indica una rappresentazione artistica che normalmente si svolge davanti a un pubblico di spettatori; in senso più ampio – riporto dal vocabolario – è una «vista straordinaria che colpisce per l’insolita bellezza o per altra particolarità o, al contrario, impressiona e suscita orrore».

Ebbene, nessuna di queste definizioni della parola “spettacolo” si può attagliare a delle persone che fanno un’escursione in montagna in nudità.

Nudi in montagna

Non si tratta di una “rappresentazione” rivolta a un qualche pubblico. Purtroppo è radicato il pensiero che la nudità debba essere qualcosa con la quale si dà – appunto – spettacolo, ossia che lo stare nudi presupponga sempre l’intenzione di esibire il proprio corpo a qualche “spettatore”, vuoi per provocare il suo piacere, vuoi per suscitare il suo disgusto. In realtà, quando si scoprono i benefici dell’essere nudi, ci si rende facilmente conto che ci si spoglia solo per godere delle sensazioni di benessere provate dal nostro corpo nudo a contatto con l’ambiente circostante, non certo per mettere in scena la nostra nudità alla vista altrui (detto tra parentesi, mi pare ci sia ben poco “pubblico” in alta montagna…).

Non si tratta di una “vista straordinaria”. Certo, l’educazione che ci è stata impartita ha demonizzato a tal punto la nudità, da rendere “non ordinaria” la visione di un corpo nudo in un contesto nel quale siamo abituati a vederlo vestito. È però ora andare oltre questo preconcetto: d’altronde, la rapida evoluzione dei costumi e la consapevolezza dell’importanza di rispettare il “diverso”, anche quando ci appare strano o ci mette un po’ a disagio, dovrebbero ormai essere capaci di indurci a non considerare più così “straordinaria” la nudità in un ambiente naturale, che sia una spiaggia marina o un prato alpino…

A ben vedere, però, la vera questione si annida negli aggettivi che accompagnano la parola “spettacolo” nei commenti apparsi sulla Gazzetta: “misero”, “indecente”, “orrendo”. Ho l’impressione che questi giudizi scaturiscano dal fatto che ad apparire nudi in quelle fotografie sono persone “normali”, dotate di un corpo “ordinario” che non rispetta i canoni della bellezza ideale. Forse ben altri aggettivi si sarebbero profusi, se ad apparire nude fossero state alcune modelle dal corpo perfettamente scolpito!…

Se questo è vero, trovo inaccettabile che la “bellezza” del corpo venga adottata quale parametro per consentire o meno a una persona di spogliarsi. È inaccettabile perché è un modo di pensare discriminatorio e, ancora una volta, basato sull’idea che ci si mette nudi per gli occhi degli altri. Ma questa idea è sbagliata su tutta la linea: ci si mette nudi per sé, per il proprio corpo, per stare bene.

Quando svolgo queste considerazioni, mi convinco ancor più della funzione educativa svolta dalla nudità. È grazie all’abitudine alla nudità nostra e altrui che si consegue con lo stile di vita nudista, infatti, che ci possiamo rendere conto che il nostro corpo nudo – qualsiasi sia il suo aspetto – è “bello” in sé e per sé: esso è la nostra “componente fisica” ed è perciò partecipe della dignità del nostro essere umani. Tale dignità non risiede nei vestiti e non viene meno se il corpo è nudo!

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Il piacere del bagno nudo

Il bello del bagno nudo

Uno dei grandi piaceri che proviamo quando facciamo il bagno nudi – piacere del quale non ci rendiamo sempre conto, ma che per questo non è meno reale – sta nel fatto che torniamo per qualche istante alla vita dei nostri antenati. Senza tornare a essere schiavi dell’ignoranza come il selvaggio, diventiamo fisicamente liberi come lui, quando ci tuffiamo nell’acqua. Il nostro corpo non deve più subire il contatto con gli odiosi vestiti, e con gli abiti lasciamo sulla riva anche una parte dei pregiudizi legati alla nostra professione: non siamo più operai, né commercianti, né professori, né medici; per un’ora dimentichiamo attrezzi, libri e strumenti e, tornati allo stato di natura, potremmo essere tentati di crederci ancora alle età della pietra o del bronzo, durante le quali le popolazioni barbare drizzavano le loro capanne sulle palafitte in mezzo all’acqua. Simili agli uomini dei tempi antichi, siamo liberi da ogni convenzione, la nostra gravità artefatta può scomparire e fare posto alla gioia fragorosa; noi, civilizzati, invecchiati dallo studio e dall’esperienza, ci ritroviamo bambini, come ai primi tempi della giovinezza del mondo.

Mi ricorderò sempre con quale meraviglia vidi per la prima volta una compagnia di soldati fare il bagno in un fiume. Ancora ragazzo, non ero in grado di immaginare i militari se non con le loro uniformi multicolori, con le loro spalline rosse o gialle, i bottoni di metallo, i vari ornamenti di cuoio, di lana, di tela cerata; non li vedevo se non marciare allo stesso passo, in colonne rettangolari, tamburi in testa e ufficiali ai fianchi, come se formassero un enorme animale spinto avanti da chissà quale cieca volontà. Ma, che stranezza!, quell’essere mostruoso, giunto sul bordo dell’acqua, cominciò a spezzarsi in piccoli gruppi e singoli individui. Abiti rossi e blu erano gettati intorno come volgari stracci, e da tutte queste uniformi di sergenti, di caporali, di soldati semplici, vedevo uscire uomini che si precipitavano nudi nell’acqua con grida di gioia. Niente più obbedienza passiva, niente più abdicazione all’individualità: per alcuni momenti i nuotatori, tornati loro stessi, si dispersero liberamente tra i flutti; nulla li distingueva dai “civili” che sguazzavano accanto a loro. Purtroppo si sentì un colpo di fischietto e l’uscita dall’acqua fu repentina: mentre noi restavamo a giocare nel fiume, i nostri compagni di un istante si affrettavano per andare a riprendere i loro vestiti rossi e i loro bottoni numerati, e ben presto li vedemmo allontanarsi marciando in fila sulla via polverosa.

Élisée Reclus, Histoire d’un ruisseau, Paris, Hetzel, 1882, pp. 208-211.

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Nudi nel parco

Parco nudista

Ieri sera, 26 settembre, il Consiglio comunale di Parigi, accogliendo la proposta presentata dai consiglieri del gruppo ecologista, ha approvato una mozione che prevede l’istituzione di un parco cittadino destinato al nudismo. L’area pubblica in questione verrà individuata con un successivo provvedimento, probabilmente all’interno di uno dei grandi polmoni verdi della capitale francese, come il Bois de Boulogne o il Bois de Vincennes.

L’aspetto che va sottolineato è che non si tratterà di uno spazio recintato o altrimenti delimitato, accessibile soltanto a chi intende mettersi nudo, ma sarà semplicemente un’area pubblica, aperta a tutti, nella quale chiunque potrà tranquillamente stare nudo o vestito a suo piacimento. Un’area clothing optional, dunque, dove potranno prendere il sole e rilassarsi nel verde, le une accanto alle altre, persone più o meno abbigliate o spogliate del tutto.

In tal modo anche Parigi si allinea ad altre grandi città europee – come Londra, Berlino, Monaco di Baviera, Barcellona, tanto per citarne solo alcune fra le maggiori – dove lo stare nudi in un parco pubblico non fa ormai più notizia, essendo percepito come un fatto assolutamente normale. Nel contesto naturale di un parco, fra il verde delle piante o accanto all’acqua di un laghetto, la nudità è giustamente considerata un “vestito” come un altro.

I promotori della mozione hanno considerato che «la Francia è la prima destinazione mondiale per i nudisti: ogni anno 2 milioni di tedeschi, inglesi, olandesi o belgi vengono in Francia per la pratica del nudismo». Eppure a Parigi mancava, finora, la possibilità di stare nudi all’aria aperta, a meno di non rivolgersi – a pagamento – a una delle varie strutture naturiste private. Ma «la pratica del nudismo non deve essere riservata a coloro che hanno i mezzi per andare nei club vacanze o nei campeggi: creare uno spazio misto nel cuore della capitale significa permettere ai nudisti che vivono o si trovano a Parigi di seguire il loro stile di vita senza dover sborsare almeno 20 euro al giorno!». Inoltre, spesso in queste strutture naturiste private la nudità è obbligatoria, e ciò rappresenta un ostacolo per quelle famiglie nelle quali alcuni componenti desiderano denudarsi e altri preferiscono tenere il costume addosso.

Insomma, dai cugini transalpini arriva un altro esempio di tolleranza e di civiltà per noi italiani. E poiché è opportuno seguire i buoni esempi, a quando il primo parco clothing optional in una città del Belpaese?

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Elogio della nudità

Elogio della nudità

La nudità è bellezza. Cosa c’è di più umano e più bello di un corpo nud0, sbarazzato dei suoi artifici tessili, libero di ogni movimento, offerto all’aria e agli elementi naturali? Assediato dalle immagini di corpi scultorei, istupidito dalle diete più assurde e frastornato da corsi di ginnastica, il corpo è diventato un oggetto da mettere a posto. Nudo, si espone tale qual è, in tutta la sua perfezione di macchina umana di umiliante complessità.

La nudità è libertà. Libertà dei sensi, libertà dello spirito, libertà dalle convenzioni imposte. Nudo, l’essere umano trova un posto unico nel mondo degli uomini e delle donne. Si muove così com’è, e non come vuole che lo si veda quando si veste. La nudità viene considerata come una trasgressione alle regole della società: eppure, essa rimette l’umanità al centro della società.

La nudità è fragilità. Fragilità di mostrare agli altri i propri difetti, le piccole imperfezioni e le cicatrici lasciate dalla vita. Questa fragilità, descritta magnificamente da numerosi scrittori e psicologi, si trasforma ben presto in forza. Forza di accettarsi e di farsi accettare così come ciascuno di noi è.

Chi non ha mai camminato nudo sotto la pioggia in mezzo alla natura, non ha mai sperimentato la sensazione di essere un tutt’uno con l’ambiente. Chi non ha mai nuotato nudo in un mare turchese, accogliente e caldo come la matrice originale, non ha mai vissuto la pienezza dei sensi. Chi non ha mai fatto una festa con un gruppo di amici tutti completamente nudi, non si è mai davvero “messo a nudo” di fronte agli altri.

È questa nudità che infonde piacere ai nudisti. La nudità non si spiega, si vive. Da soli, in due, in gruppo. Un bel giorno si impone come una cosa evidente. Non la si cerca per forza, ci si arriva spesso per caso, alla svolta di un cammino, di un incontro o di una discussione. E da quel giorno essa vi invade, vi riempie di onde benefiche e non vi lascia più. La vergogna del corpo sparisce per lasciare spazio alla gioia regalata dalla nudità.

Denudatevi! Restate nudi! Vivete nudi e condividete l’amore per la nudità!

Libera traduzione di Eloge de la nudité.

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Spiagge nudiste: qualche consiglio

Spiaggia nudista

Recandovi su una spiaggia nudista, è opportuno che abbiate ben presenti alcuni semplici principi e seguiate un paio di banali regole di comportamento.

1) Sappiate che denudarsi non vuol dire esibirsi.

Innanzi tutto, dev’esservi chiaro il motivo per cui le persone se ne stanno sulla spiaggia completamente nude. Il loro obiettivo non è affatto quello esibirsi agli occhi degli altri, di mettersi in mostra, ma semplicemente quello di sciogliersi per un po’ di tempo da quei particolari vincoli sociali che sono i vestiti, per ridare al proprio corpo la libertà di stare nella sua condizione naturale.

Non è quindi nello spirito del nudismo vergognarsi del proprio corpo o cercare di mettere su un po’ di muscoli solo perché arriva la stagione dei bagni al mare. La spiaggia nudista non è un luogo nel quale ha il permesso di scorrazzare soltanto gente giovane e di bella presenza. Ognuno ha il diritto di togliersi i vestiti, indipendentemente dalla sua età e dal suo aspetto.

2) Non confondete l’essere nudi con l’essere sessualmente disponibili.

Tenete presente che la spiaggia nudista non è un luogo destinato alle attività erotiche. Non è vero che ci si mette nudi soltanto allo scopo di fare sesso! Non vi è il benché minimo collegamento fra la nudità delle persone e la loro disponibilità sul piano sessuale. Evitate quindi di mettervi a fissare quella ragazza che prende il sole nuda accanto a voi o, peggio, di rivolgerle qualche inopportuna parola di apprezzamento per il suo corpo. Sono comportamenti sconvenienti nei confronti di una persona vestita: il fatto che la persona sia nuda non li rende ammissibili.

Questo non significa che dobbiate ignorare del tutto le persone che vi stanno intorno! Potete e dovete interagire con gli altri in maniera assolutamente normale, proprio come fareste su una spiaggia dove le persone hanno la particolarità di indossare un costume da bagno.

3) Non fate fotografie alle persone che non conoscete.

Per poterle fotografare, è necessario avere il consenso espresso delle persone ritratte. I nudisti sono particolarmente sensibili su questo tema, perché c’è sempre il sospetto che le fotografie vengano utilizzate per secondi fini. E comunque può non essere gradito vedere le proprie nudità finire nel portfolio di uno sconosciuto fotografo.

4) Non frequentate spiagge nudiste, se siete contrari a denudarvi.

È una regola di buonsenso. I nudisti sono normalmente molto tolleranti e accettano persone vestite accanto a loro (di solito, purtroppo, non vale il contrario!); magari si può pensare che siete alla vostra prima esperienza nudista e volete fare le cose con calma, oppure che siete lì solo perché in compagnia di una persona che pratica il nudismo. Ma se questo non è il vostro caso e se partite già con l’irremovibile intento di tenere il costume addosso, perché mai andate a passeggiare o a prendere il sole su una spiaggia nudista? Forse che non c’è abbastanza spazio per voi sulle spiagge ove vige la consuetudine di indossare il costume?

5) Godetevi la bellezza dello stare nudi.

Stare nudi sulla spiaggia vi permette di apprezzare il piacere di sentire il sole, l’aria, l’acqua direttamente a contatto con la pelle di tutto il vostro corpo. Rilassatevi. E lasciate al vostro corpo il tempo di assaporare con calma questo piacere!

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Ho provato la spiaggia nudista

Ragazze nudiste in spiaggia

Antefatto

La prima domanda che si pone è: come si arriva a essere nudisti? Per quel che mi riguarda, sono stata cresciuta in seno a una famiglia relativamente pudica: tanto per intendersi, non ho mai visto i miei genitori nudi e mia sorella maggiore non si spogliava mai in mia presenza.

L’estate scorsa sono stata invitata a trascorrere un fine settimana a Tolone, insieme a una mia amica di liceo, con la quale avevo da poco ripreso i contatti. Alcuni giorni in riva al mare non sono una cattiva idea, quando si ha lavorato per tutta l’estate.

Julia mi aveva avvertito: «Sai, spesso andiamo su una spiaggia nudista… Ti va di provare?» Sono diventata livida. Immaginavo Julia e suo marito mentre saltellavano nudi sulla sabbia: lì per lì era qualcosa di inconcepibile. Ma non ho risposto subito. L’indomani, sfinita dal lavoro, ho detto “sì” con un entusiasmo del tutto ingiustificato. Avrei voluto urlare “no”, ma dopo tutto perché non fare qualunque cosa, pur di non restare ancora nel mio ufficio?

Poi mi sono quasi dimenticata della faccenda, fino a pochi giorni prima della partenza, quando mi sono ricordata che… avevo osato dire “sì” a quell’incredibile proposta. Ma con Julia non eravamo più tornate sull’argomento.

Arriviamo a destinazione: bel tempo, visita alla casa della piccola famiglia, primo aperitivo… Ed ecco il marito della mia amica rimettere il tema sul tavolo, tra due fette di salame. «E così farai un bel giro sulla nostra piccola spiaggia nudista… È fantastico! Hai già provato?»

Conservando il mio sangue freddo, rispondo di no, ma che non dev’essere poi una cosa così bizzarra. Julia risponde semplicemente: «La prima volta, all’inizio sembra un po’ strano, ma nel giro di qualche minuto non ce se ne rende più conto».

Andando nella spiaggia nudista

Fatto

Il mattino seguente partiamo per la spiaggia, portando con noi la loro bambina. Il mare si trova a una quindicina di minuti dalla loro casa, lungo la strada passiamo accanto a tutte le spiagge abitualmente frequentate dai turisti: sono affollatissime – dopo tutto è la fine di agosto – l’aria sembra irrespirabile.

«Andiamo solo un po’ oltre, giriamo intorno a quella collina, parcheggiamo sul margine della strada, scendiamo un sentiero… e ci siamo!» Arrivati sul posto e parcheggiata la macchina alla bell’e meglio, percorriamo un sentiero alquanto accidentato. Mi preoccupo un po’ per le mie caviglie, ma va tutto bene. E all’improvviso resto senza fiato.

Un’insenatura magnifica, la spiaggia di ciottoli, senza sabbia. Uno scenario paradisiaco: penso di aver ripetuto dieci volte le parole «ma è fantastico». Solo una ventina di persone, quasi tutte completamente nude. Niente a che vedere con le spiagge affollate a pochi minuti di distanza. Un po’ imbarazzata nel vedere tutti quei genitali maschili penzolanti, concentro la mia attenzione sul paesaggio.

Ci sistemiamo presso uno scoglio, a qualche metro dall’acqua. Julia è la prima a spogliarsi, in maniera naturale, rapida, con assoluta noncuranza, come per dare l’esempio. Suo marito si denuda subito dopo e si tuffa immediatamente in acqua: ho l’impressione che sia il suo modo per dire «vi lascio sole, ragazze».

Mi ci saranno voluti sì e no pochi secondi per togliermi tutto ciò che avevo indosso, facendo un gran respiro. Rimango tutta nuda sul mio asciugamano, seduta, felice di aver avuto il coraggio. «Benvenuta nel club», sorride Julia.

Ben presto mi rendo conto che l’essere nuda mi procura una piacevole sensazione di libertà, che rapidamente diventa più forte del senso di vergogna. Essendo la mia prima volta, impiego un po’ di tempo ad alzarmi ed entrare in acqua: i tre metri che mi separano dal mare mi sembrano una distanza enorme e temo il momento in cui sarò costretta a mostrare a tutti il mio corpo nudo nella sua interezza.

Ma alla fine mi accorgo che tutti se ne infischiano di me. Nessuno mi osserva. Uomini e donne sono presi dalle loro occupazioni, giocano coi loro figli, nuotano, leggono. Esattamente come su una spiaggia “normale”.

Ed eccomi in acqua, tutta nuda. È in questo momento che le sensazioni sono ancora più forti, con l’acqua che avvolge il mio corpo, a contatto diretto anche con quelle parti che di solito sono coperte dal costume da bagno. È incredibilmente me-ra-vi-glio-so! Davvero! Avverto come un nuovo rapporto fra me e l’ambiente, l’acqua e la natura in generale. D’un tratto capisco meglio il termine “naturismo”.

Ritorno sul mio asciugamano. Ora sono molto più rilassata, non ho paura di rimanere in piedi per asciugarmi all’aria; tutti mi possono vedere, e allora?

Rilassandosi nudi sulla spiaggia

Conclusione

Ci siamo ritornati due giorni dopo. Questa seconda volta sono stata assolutamente priva di esitazioni. Forse anche perché ho compreso che il culto del corpo non sembra avere importanza nell’ambiente nudista. Si sta nudi non per sedurre o per essere conquistati, ma per essere liberi e stare bene.

Questa sensazione di benessere mi è piaciuta tanto. Non vedo l’ora di provarla ancora!

Libera traduzione de J’ai testé la plage naturiste, j’ai survécu.

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Marina di Camerota: un raduno indimenticabile

Marina di Camerota 2016Sarà stata la magia di un luogo perfetto, con una meravigliosa spiaggia abbracciata da scogli suggestivi e un villaggio immerso in un lussureggiante uliveto di piante secolari. O sarà stata la simpatia di tutti i partecipanti, che hanno fatto vibrare di allegria e spensieratezza l’atmosfera della costa cilentana. Sta di fatto che il raduno naturista che si è tenuto presso il Villaggio Touring Club a Marina di Camerota, fra venerdì 20 e domenica 22 giugno, è stato uno di quegli eventi che rimangono nel cuore di chi ha avuto la fortuna di viverli in prima persona.

Eppure non tutti gli auspici erano dei migliori. Da un lato le previsioni meteo non del tutto rassicuranti. Dall’altro la macchina organizzativa del Touring Club, che questa volta, tradendo la sua fama di affidabilità, si è comportata in modo poco professionale, tenendo inspiegabilmente in sospeso le prenotazioni e annunciando a sorpresa, ormai a poca distanza dall’evento, una riduzione della disponibilità del villaggio da quattro a tre giorni, riduzione particolarmente penalizzante per chi doveva affrontare un viaggio non breve per arrivare a Marina di Camerota.

Ciononostante, il raduno naturista organizzato dalla neonata Ass.Na.It. (Associazione Naturisti Italiani) si è rivelato un successo, non solo sotto il profilo della festa che ha visto l’entusiasitica partecipazione di decine di nudonaturisti, ma anche dal punto di vista della promozione del nudismo, con l’on. Luigi Lacquaniti intervenuto di persona a confermare il suo impegno per la causa naturista nelle sedi parlamentari.

Marina di Camerota 2016

Quanto alla festa, non mi voglio dilungare nel descrivere il bel clima di amicizia che ha caratterizzato quelle giornate. Non voglio parlare della gioia con la quale sono stati organizzati i giochi sulla spiaggia: corsa con i sacchi, rubabandiera, tiro alla fune… non saprei a quale dare il premio per il maggior divertimento suscitato. Non voglio neppure descrivere la sensazione di benessere che ho percepito camminando nudo sulla spiaggia, immerso in stimolanti conversazioni ora con questi ora con quegli altri interlocutori, sempre con l’impressione di conoscerli da una vita, anche se magari li avevo incontrati per la prima volta pochi istanti prima. Non voglio parlare di questi argomenti, perché potrei essere accusato di voler suscitare invidia nei lettori del blog… Dico soltanto che la causa di tutto ciò è una sola, e si chiama magia della nudità. Credo che i nudisti mi possano capire facilmente; gli altri non hanno che da provare un’esperienza sociale nudista per comprenderlo.

Quanto alla promozione del nudismo, desidero commentare qui tre episodi.

1. La mattina del sabato era prevista una minicrociera in barca, che avrebbe dovuto portarci ad ammirare le belle scogliere tra il porto di Marina di Camerota e la baia degli Infreschi, un tratto di costa che ben poco ha da invidiare alle più celebri falesie di Capri. A causa del tempo incerto, l’evento è stato annullato e al suo posto si è tenuta una sorta di “assemblea spontanea”, nella quale i rappresentanti delle associazioni naturiste promotrici dell’evento si sono confrontati con il “popolo” dei nudonaturisti. Ne è scaturito un interessantissimo dibattito sull’attuale situazione del nudismo in Italia, resa particolarmente incerta dalla recente depenalizzazione, e sulle attività dei vari gruppi nudonaturisti, che troppo spesso appaiono scoordinati fra loro e rischiano di farsi concorrenza a vicenda. Condiviso da tutti i presenti è stato l’auspicio che tutti coloro che si battono a favore del nudonaturismo – a cominciare dalle ormai sempre più numerose associazioni naturiste diffuse sul territorio nazionale – non procedano “in ordine sparso” o, peggio, si mettano a rimbeccarsi come i capponi di manzoniana memoria, perdendo di vista l’obiettivo comune. Per ottenere buoni risultati, è di fondamentale importanza restare uniti. Ad esempio, si dovrebbe ragionare su un calendario comune delle varie iniziative, evitando di programmare appuntamenti troppo ravvicinati fra loro: è auspicabile che si uniscano le forze, affinché tutti gli eventi abbiano successo e – soprattutto quelli con maggiore visibilità all’esterno – risultino il più possibile efficaci per promuovere il nudonaturismo.

Marina di Camerota 2016

2. Il sole vittorioso sulle nuvole in fuga, già a partire dal primo pomeriggio di sabato, ha permesso ai partecipanti al raduno di godersi la meravigliosa spiaggia. Ma non solo a loro. La spiaggia, infatti, pur protetta dall’abbraccio degli scogli, era liberamente accessibile a chiunque. E infatti non pochi “tessili”, fra i quali un nutrito gruppo di escursionisti, sono transitati o hanno fatto sosta sulla spiaggia. È stato bello vedere persone nude e persone con il costume condividere tranquillamente la stessa spiaggia e incrociarsi passeggiando sulla battigia. Ed è stato bello immaginare che questo possa essere il prossimo futuro delle spiagge italiane… Sono convinto che, vedendoci, quelle persone si siano rese conto di quanto naturale, pacifica e innocua fosse la nostra nudità! Ma vi è di più. Tre donne di mezz’età, tutte con il costume addosso, si erano sistemate sui loro teli stesi sulla spiaggia: dopo un po’, eccole spogliarsi completamente, correre tutte allegre a fare un bagno in mare e infine stendersi – sempre tutte nude – ad asciugarsi al sole. Gli evidenti segni del costume dimostravano che non si trattava di “nudiste abituali”: vedendo noi nudi, era semplicemente venuta loro voglia di provare l’esperienza della nudità. E a quanto pare l’hanno gradita molto! Quante persone “tessili” sarebbero pronte a denudarsi sulla spiaggia, se potessero farlo tranquillamente? C’è da scommettere che sarebbero parecchie!

3. Sabato sera ho avuto modo di dialogare con i responsabili del Villaggio Touring. Ancora una volta mi hanno attestato la loro stima per i nudonaturisti, sottolineando che anche per loro il nostro raduno nella loro struttura è una bella esperienza. Una frase mi è rimasta impressa, visto che a dirla è stata una persona che nudista non è: “Non dovrebbe esserci neppure bisogno di ‘promuovere il nudismo’: stare nudi sulla spiaggia è un fatto così normale!” Anche da parte dei responsabili del Villaggio resta il rammarico per i disguidi organizzativi che si sono presentati e che hanno compresso la durata dell’evento. Ma insieme a questo rammarico c’è al contempo la voglia di rilanciare per il futuro, organizzando un raduno di più ampio respiro e di maggiori ambizioni; d’altronde, un evento non di breve durata può attrarre un maggior numero di partecipanti. Arrivederci all’anno prossimo!

Marina di Camerota 2016

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Facciamo yoga nudi!

Yoga nudiCi sono almeno sette buone ragioni per togliersi tutti i vestiti durante la vostra prossima seduta di yoga. Infatti, praticare yoga nudi…

1. Migliora la percezione che avete del vostro corpo
Ognuno di noi ha qualche parte del corpo con la quale non si sente a suo agio: fianchi troppo larghi, gambe troppo grosse, braccia troppo corte… Le donne, in particolare, hanno la tendenza a sentirsi insicure con il loro corpo. Specialmente se hanno la sensazione che i loro seni siano troppo piccoli o che la loro pancia abbia troppe smagliature, pelle o grasso in eccesso: sono tutte cose molto naturali. Tuttavia ogni giorno siamo bombardati da immagini che danno un’idea molto particolare di bellezza. A livello inconscio, lasciamo che queste immagini plasmino la percezione che abbiamo del nostro corpo. Praticare yoga nudi vi permette di accettare il vostro corpo così com’è fatto, con tutti i suoi difetti: cominciate ad amare e apprezzare le caratteristiche che vi rendono unici. E quanto più sarete a vostro agio con il vostro corpo, tanto più vi sentirete attraenti. Amarsi e accettarsi sono i mattoni essenziali per la costruzione di una sana autostima.

2. Vi aiuta a vincere le vostre paure.
Se non avete già fatto altre esperienze di nudità collettiva, all’inizio stare completamente nudi alla presenza di estranei può suscitarvi una certa dose di apprensione. I primi dieci minuti di una seduta yoga in nudità sono forse la parte più difficile di questa esperienza, ma appena cominciate a concentrarvi sul vostro corpo, portando l’attenzione sul vostro respiro e sulla sequenza delle posizioni yoga, ben presto la vostra ansia svanisce e vi rendete conto dell’infondatezza delle vostre paure.

3. Vi fa sentire liberi dai condizionamenti sociali.
Una volta che avete superato l’iniziale remora di mostrarvi nudi, provate la sensazione di un’immensa libertà. Questa libertà espande la consapevolezza di voi stessi e del vostro valore e vi fa capire quanto assurdi e limitanti sono i condizionamenti imposti da norme sociali ormai obsolete.

Yoga nudo

4. È l’inizio di una profonda trasformazione.
Fare yoga nudi è un’esperienza che può avere effetti molto benefici, giacché vi permette di raggiungere un più profondo stato di rilassamento per la mente, il corpo e lo spirito. Nudi, siete maggiormente in sintonia con il flusso di energia che attraversa il vostro corpo durante la pratica dello yoga.

5. Riattiva la vostra energia sessuale.
L’energia sessuale ci dà vitalità e sostiene tutti i nostri sforzi creativi; essa è una naturale espressione del nostro spirito e può essere utilizzata per espandere la consapevolezza di noi stessi. Ci sono molte tecniche yoga che vengono utilizzate per attivare, coltivare e distribuire l’energia sessuale attraverso il corpo: la nudità non fa altro che esaltare l’efficacia di queste tecniche.

6. Permette al vostro corpo di essere baciato dal sole.
Molti di noi trascorrono la maggior parte della loro vita al chiuso. Lasciamo la nostra casa, montiamo in macchina o su un mezzo pubblico, lavoriamo fra le pareti di un ufficio, di un negozio o di una fabbrica e infine torniamo a casa. Siamo fortunati se il nostro viso prende un’oretta di sole al giorno. Esporre tutto il nostro corpo nudo alla luce del sole mentre facciamo yoga migliora il nostro umore, grazie al rilascio di endorfine, e contribuisce a farci stare in salute, grazie alla produzione di vitamina D.

7. Vi fa risparmiare un po’ di soldi.
L’abbigliamento adatto per praticare yoga può essere piuttosto costoso. Anziché riempire col nostro denaro le tasche delle aziende che producono tale abbigliamento, perché non tenerlo per noi o impiegarlo in maniera migliore? Indossate semplicemente il vostro naturale costume adamitico: sarete sicuramente fra i più belli della classe!

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