La natura era nuda, e lo ero anch’io. Era tranquilla, riposante, gradevole: invitava alla meditazione. Forse l’intimo, mai perduto rapporto che abbiamo con la terra, la luce, l’aria, gli alberi, non si realizza soltanto attraverso gli occhi e la mente, ma attraverso l’intero corpo fisico. Perciò non voglio che quest’ultimo sia accecato o fasciato più di quanto lo siano gli occhi.
Dolce, sana, quieta nudità nella natura! Ah, se i poveri, malati, lascivi uomini delle città potessero davvero conoscerti di nuovo! È dunque la nudità indecente? No, non per sé. Sono i loro pensieri, le loro sofisticherie, la loro paura, la loro rispettabilità, che sono indecenti. Ci sono situazioni nelle quali questi nostri vestiti non solo sono troppo fastidiosi da indossare, sono essi stessi indecenti. Forse coloro che non hanno mai provato l’estasi tonificante della nudità nella natura (e quante migliaia sono!) non conoscono davvero cosa sia la purezza, né cosa sia in realtà la fede o l’arte o la salute.
Probabilmente i livelli eccellenti nel campo della filosofia, della bellezza, dell’eroismo e della forma, che sono stati dimostrati dall’antico popolo greco – il quale ha raggiunto in questi ambiti la massima altezza e la massima profondità – sono derivati dall’idea naturale e religiosa che esso aveva della nudità.
Walt Whitman (1819–1892), A Sun-Bath—Nakedness, in Prose Works, 1892.