Uomo, esci dal tuo guscio!

Uomo, esci dal tuo guscio!

Essere nudi, percepire la propria superficie esterna, avere la sensazione della propria pelle nuda… In verità, chi non conosce questo piacere, è un perfetto ignorante.

Talvolta se ne prova un assaggio anche quando si è vestiti. Come quando pesanti gocce di pioggia penetrano attraverso gli abiti o quando si viene sommersi da un acquazzone… Anche il vento dà il suo contributo, quando soffia sul volto e sulle mani e attraverso i vestiti… E il caro sole: esso trafigge i tessuti con i suoi raggi, in modo tale che il senso di benessere ci fa ingobbire di piacere. Ogni volta che si viene accarezzati dal sole, il sangue risponde al tocco, danza, si rallegra, si scalda dolcemente; e la pelle s’inturgidisce per la pressione.

E una voce interiore esorta: «Uomo, esci dal tuo guscio! Strappati i vestiti di dosso, affinché l’aria, la luce e l’acqua possano giungere a te!» Quest’invito mi sembra un motivo sufficiente per togliersi gli abiti senza indugio.

Non è necessario dire che quest’esigenza del tutto innata di denudarsi ha qualche fondamento estetico o igienico. In verità, la cultura della nudità è qualcosa di molto potente, giacché incoraggia anche le pance flaccide e le gambe rachitiche a scoprirsi spudoratamente davanti agli altri.

Ma l’onesta scrupolosità, che trattiene la felicità della nudità con l’orologio alla mano, sia riservata a coloro che non sanno godere del piacere della vita! No, insieme ai vestiti gettiamo via da noi tutte le incertezze e le esitazioni e gustiamo in maniera spensierata ciò che ci fa stare bene!

Hans Waldemar Fischer (1876-1945), Das Schlemmerparadies, 1921.

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