I sociologi usano il termine “devianza” per riferirsi a ogni comportamento che viola le convenzioni seguite dalla maggioranza di una società, che stabiliscono come i membri dovrebbero comportarsi in un dato contesto. Devianze esistono in tutte le società.
Quando i sociologi impiegano il termine “devianza”, non significa necessariamente che essi considerano un comportamento come cattivo o sbagliato, ma soltanto che la maggioranza di una società giudica il comportamento in maniera negativa e lo vede con un sentimento di disapprovazione, di condanna o di ostilità. Come ha osservato il sociologo Howard S. Becker, non è il comportamento in sé, bensì la reazione a esso che lo rende deviante.
Devianza è un’etichetta usata dal gruppo dominante – la maggioranza in una società – per mantenere il potere, il controllo e la posizione di dominanza. Perciò, l’attribuzione di tale etichetta è una forma di controllo sociale, con cui i membri di una società tentano di influenzare il comportamento degli altri. Quello della devianza è un concetto relativo, giacché un comportamento ritenuto deviante in una società potrebbe non essere tale in un’altra.
Per esempio, nella cultura e nella società nordamericane, la nudità pubblica è considerata deviante, mentre in altre società non lo è. La maggioranza di questa società vede la nudità pubblica come talmente non appropriata, che in alcuni Stati sono state codificate leggi per sancirne il divieto. Una persona che violi questa particolare norma sociale, quindi, corre il rischio non solo di essere disapprovata ed emarginata sul piano sociale, ma anche di subire una condanna penale.
Tuttavia, mentre la nudità sulla pubblica piazza è illegale e soggetta a sanzioni, non è tale la nudità all’interno dei confini di un campeggio nudista o di un’area designata clothing optional. Eppure anche quest’ultimo è considerato un comportamento deviante dalla maggioranza della società. In altre parole, la maggioranza che detiene il potere e codifica le norme sociali non ammette la nudità pubblica neanche in queste circostanze, ma semplicemente la tollera sul piano penale.
La devianza è generalmente considerata negativa, dal momento che la società vede il comportamento ritenuto deviante come improprio e antisociale. Nessuno ama essere qualificato come deviante, anche quando non è d’accordo con la norma sociale e non ritiene il proprio comportamento sbagliato. Poiché i nudisti considerano la nudità come naturale e normale per gli esseri umani, essi respingono l’idea che la nudità sociale sia immorale, indecente o inappropriata, e possono sentirsi offesi dal fatto che la società li consideri devianti.
Si consideri questo commento, pubblicato in calce a un articolo che discuteva di nudità pubblica: “Nudità = non conformità = malattia mentale / Vergogna = conformità = salute mentale“. Va ricordato, di nuovo, che non è l’atto, ma la reazione che lo rende deviante. Chiaramente l’autore del commento citato respinge la prospettiva nudista a proposito della nudità. In realtà, lascia stupiti che al giorno d’oggi una persona ritenga che la vergogna per la nudità sia una prova di salute mentale. Specialmente quando gli psicologi dicono che non siamo nati con la vergogna per la nudità, ma che invece la apprendiamo, condizionati fin dall’infanzia a ritenere che essa sia un codice di comportamento vitale, che dobbiamo adottare se vogliamo restare nell’ambito della società umana.
Anche se la società in generale considera i nudisti devianti, la devianza e la volontà delle persone di non accettare la conformità ad assurde convenzioni sociali sono una parte salutare e positiva della società e della cultura. Il rifiuto della vergogna per il proprio corpo nudo è un esempio di quello che i sociologi chiamano “devianza funzionale”. La devianza funzionale produce una serie di effetti positivi, come ad esempio i seguenti:
- viene messo in luce il bisogno di cambiamento;
- si incoraggia la modifica delle convenzioni sociali prospettando un’alternativa;
- i comportamenti devianti offrono un mezzo attraverso il quale affermare la propria individualità e la propria identità.
Se non fosse per la volontà di alcuni membri della società di ribellarsi contro certe norme sociali restrittive, che non possono essere logicamente o ragionevolmente difese, sarebbe assai difficile assistere a un cambiamento delle cose in senso positivo.
Quando vengono considerati devianti da molte persone nella società, i nudisti sono in buona compagnia. Negli anni ’50 e ’60 gli attivisti per i diritti civili erano giudicati devianti e fino al 1973 l’omosessualità era sulla lista delle malattie mentali redatta dall’American Psychiatric Association.
Oggi è quasi difficile immaginare che, nella storia della nazione che fin dalla sua nascita si è fatta paladina dell’idea di “libertà e giustizia per tutti”, ci sono stati momenti in cui ampi settori della sua società erano privati dei diritti civili e che l’idea di estendere pari diritti a tutti è stata derisa in quanto deviante. Oggi, invece, la maggioranza della società sostiene l’uguaglianza per tutti, indipendentemente da razza, sesso od orientamento sessuale, senza addirittura neppure pensarci molto. Questo cambiamento si è verificato perché alcuni, ritenendo la loro causa abbastanza importante, sono stati disposti a violare le norme sociali stabilite e a ricevere l’etichetta di devianti.
Il cambiamento sociale avviene piuttosto lentamente, a volte dolorosamente, ma la devianza funzionale svolge un ruolo importante nella sua realizzazione. Coloro che nella società detengono il potere di stabilire le norme sociali, ossia i membri della maggioranza, non rinunciano facilmente al potere e al controllo. Come altri gruppi minoritari, i nudisti devono continuare a violare le convenzioni sociali che stabiliscono le regole della decenza e del pudore, affinché cambi il modo di pensare della gente. Alcune persone non cambieranno mai il loro modo di pensare, ma questo non è necessario. È sufficente cambiare il modo di pensare della maggioranza, perché la nudità pubblica sia vista come normale piuttosto che come deviante.
Bibliografia:
Stanley Cohen, Devianza, in Enciclopedia delle scienze sociali, Roma: Treccani, 1992.
Mario Aldo Toscano, Introduzione alla sociologia, Milano: Franco Angeli, 2006, pp. 451-ss.
Libera traduzione di Is the practice of open nudity deviant? di Nomadic Nudist.
L’ha ribloggato su clothes free life.
Nudità pubblica, penso, sia impossibile, ancora ad oggi; perché ci sono tanti tabù da superare. Per fortuna ci sono le associazioni come questa, che sono un grande aiuto per l’uomo di sentirsi tale.