Nudismo e bambini

Little naturist boy

Una delle maggiori resistenze che la società oppone all’accettazione del nudismo trova la sua motivazione nella tutela dei bambini. Si dice che il nudismo non sarebbe cosa adatta a loro, essendo una faccenda per soli adulti. Si dice che vedere la nudità sarebbe troppo sconvolgente e avrebbe conseguenze psicologiche negative per i bambini. Si dice che il nudismo farebbe correre loro maggiori rischi di cadere vittime di pedofili o altri maniaci sessuali.

Si tratta di paure infondate, originate dalla vergogna per la nudità, alimentate dalla non conoscenza del nudismo e infine ingigantite dai pregiudizi. Desidero esaminare brevemente, una per una, le tre obiezioni riassunte qui sopra, senza pretesa di esaurire il tema, che senza dubbio sarà oggetto di ulteriori future riflessioni su questo blog.

Cominciamo dalla prima obiezione, la più facile da far cadere, quella secondo la quale il nudismo sarebbe una faccenda riservata ai soli adulti. L’obiezione sarebbe condivisibile soltanto se il nudismo fosse sinonimo di attività sessuale. Ma poiché – semplicemente – non lo è, è chiaro che l’obiezione risulta infondata. Nudismo significa stare nudi per godere la piena libertà del proprio corpo, a contatto diretto con la natura, per sentire il sole, l’aria, l’acqua su tutta la nostra pelle, privi di qualsiasi costrizione imposta dai vestiti.

Ebbene, appurato che nudismo significa questo, credo che nessuno possa negare che i bambini sono per natura i più entusiasti praticanti del nudismo! Poter correre in giro o sguazzare nell’acqua senza l’impaccio di alcun indumento significa per i bambini poter godere di un’inconsueta libertà, che rende ancora più gioiosi e spensierati i loro giochi. I bambini, almeno fino a una certa età, non associano alla nudità alcun senso di vergogna o di ribrezzo: è poi l’educazione impartita dagli adulti che instilla in loro l’idea che certe parti del corpo sono brutte e devono assolutamente essere tenute sempre nascoste.

CartoonsE arriviamo quindi a prendere in esame la seconda obiezione, che ritiene il nudismo una fonte di turbamento e di conseguenze molto negative sullo sviluppo psicologico dei bambini. In realtà, anche questa obiezione si basa soltanto sul secolare pregiudizio nei confronti della nudità, considerata come cosa indecente, ma non ha alcun fondamento scientifico. Al contrario, vari studi accademici, condotti negli ultimi decenni con metodo scientifico su quest’argomento negli Stati Uniti e in Europa, non solo hanno escluso ogni effetto negativo del nudismo sui bambini, ma ne hanno dimostrato la valenza educativa per un equilibrato sviluppo psicologico.

I bambini – giova ripeterlo ancora – non associano alle parti intime alcun senso di disgusto o di vergogna. Sono gli adulti – con i loro divieti e le loro prescrizioni, con i loro silenzi e i loro imbarazzi, con il coprire certe parti del proprio corpo anche nelle situazioni in cui la nudità sarebbe non solo normale, ma addirittura ovvia (faccio solo l’esempio della spiaggia al mare, per tacer d’altro) – a infondere nei bambini l’idea che, in definitiva, nel corpo umano c’è qualcosa di sporco, di riprovevole o, peggio ancora, di peccaminoso. È importante evitare, invece, che i bambini percepiscano come un tabù la sfera delle parti intime e che quindi sviluppino un atteggiamento morboso verso la nudità in generale. In altre parole, è essenziale che essi continuino a vivere serenamente il rapporto con tutto il loro corpo. Un risultato, questo, che può essere raggiunto pienamente in un contesto nudista, nel quale lo stare nudi e il vedere la nudità altrui sono situazioni che vengono vissute con assoluta naturalezza e semplicità.

Gli psicologi sono oggi concordi nel dire che un rapporto sereno con il proprio corpo, privo di tabù e di sensi di vergogna, è estremamente importante anche per lo sviluppo della sfera affettiva dei bambini. Appare quindi chiaro che se ai bambini si trasmette un atteggiamento sano e naturale nei confronti della nudità, essi vengono messi sulla buona strada per la costruzione di un’adeguata affettività e di una personalità matura.

Ma vi è di più. Facendo percepire ai bambini che la nudità è un fatto estremamente naturale e che così dev’essere vissuto, risulta più facile tenere distinto dal semplice essere nudi l’altro aspetto dell’educazione che coinvolge gli organi genitali, ossia quello inerente la sessualità. Infatti, l’insegnamento che la sessualità dev’essere condivisa solo con certe persone, in presenza di un sentimento di amore, può essere trasmesso ai bambini in maniera meno equivoca e perciò più efficace, se non vi sono i condizionamenti dei tabù riguardanti la nudità.

A ciò si aggiunga che abituando i bambini alla normalità della nudità li si renderà ragazzi più refrattari nei confronti della pornografia, in quanto si tagliano di netto le radici della curiosità morbosa per il nudo, e meglio preparati ad affrontare il momento cruciale della pubertà, quando i rapidi cambiamenti che riguardano il loro corpo e la loro mente daranno origine a timori e sensazioni di inadeguatezza. Beninteso, il nudismo non è la soluzione a tutti i problemi dell’adolescenza, però contribuisce a ridurre la portata di alcuni di essi e offre un’arma in più per poterli affrontare con maggiore serenità.

Nudist CartoonsVeniamo infine a parlare della terza obiezione, secondo la quale il nudismo porterebbe con sé un più elevato rischio di pedofilia. Anche questa obiezione trova la sua fonte nel pregiudizio che i nudisti siano di per sé inclini alla trasgressione o, peggio, alla depravazione sessuale. In questo caso non mi prendo la briga di confutare questo pregiudizio, assolutamente indimostrato, ma mi limito a fare una semplice considerazione: negli Stati Uniti sono state migliaia le denunce (e le condanne) per pedofilia di insegnanti, esponenti religiosi, persone che godevano di elevata stima sociale; a fronte di ciò, nelle centinaia di strutture nudiste sparse su tutto il territorio statunitense non c’è stato quasi nessun caso di pedofilia. Le autorità hanno riferito che la ragione dell’estraneità dei centri nudisti al problema della pedofilia sta nel fatto che questi centri hanno la reputazione di scoprire e denunciare senza indugio eventuali individui molesti, siano essi pedofili o altro; al contrario, fino a pochi anni fa molte altre organizzazioni hanno nascosto simili problemi sotto il tappeto, più preoccupate di tutelare la loro immagine pubblica piuttosto che la sicurezza delle persone che avrebbero dovuto proteggere. Siamo dunque proprio sicuri che fra i nudisti ci siano più pedofili che in altri ambienti che si ammantano di chissà quale aura di “rispettabilità”? Siamo proprio sicuri che praticare il nudismo è un marchio di colpevolezza, mentre tenersi addosso qualche vestito è una garanzia di innocenza?

Ma questo tema si presta a un’altra considerazione. È noto che spesso il pedofilo si giova del silenzio della sua giovane vittima, che per un verso non è in grado di focalizzare le attenzioni lascive di cui è bersaglio, per altro verso prova vergogna a parlarne con i suoi stessi genitori. Ebbene, in una famiglia nudista i bambini vengono educati ad avere (o meglio: vengono educati a non perdere) un rapporto sereno con la nudità: perciò, non sono in imbarazzo quando devono parlare delle parti intime e imparano a conoscere in maniera del tutto naturale com’è fatto il loro corpo e quello degli altri. Non sono forse questi dettagli altrettanti elementi che giocano a sfavore di un eventuale approccio da parte di un pedofilo, rendendo più facile il suo rapido smascheramento?

Questa voce è stata pubblicata in Nudismo in generale, Percezione del nudismo, Psicologia e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

Una risposta a Nudismo e bambini

  1. Pingback: Il nudismo è positivo per i bambini | Essere Nudo

Lascia un commento