Dall’ironia ai dati di fatto

Nudi sulle montagne La proposta di legge presentata di recente alla Camera dei Deputati dall’on. Lacquaniti per la promozione del naturismo in Italia (della quale ho dato notizia anche su questo blog e circa la quale ho già formulato alcune considerazioni) ha avuto qualche debole eco anche sulle pagine di alcuni quotidiani nazionali e locali. Purtroppo si tratta – almeno per quello che sono riuscito a reperire – di brevissimi accenni, privi del sia pur minimo tentativo di analisi dell’argomento.

Sfortunatamente, a causa della mancanza di volontà di approfondire la questione in maniera seria e documentata, sui giornali italiani il tema del nudismo incontra per lo più un triste destino. O è vittima di assalti all’arma bianca, condotti da giornalisti accecati dal pregiudizio che i nudisti siano tutti esibizionisti o maniaci sessuali. O è fatto oggetto di banali osservazioni sarcastiche, dove il riferimento alla pratica nudista è soltanto il pretesto per rendere il pezzo giornalistico più attraente per i lettori.

Ebbene, le reazioni che ho colto sui giornali a proposito della proposta di legge per la promozione del naturismo rientrano nella categoria dei commenti beffardi. Sia bene inteso: in genere apprezzo l’ironia, perché la ritengo – nella sua forma più nobile – una manifestazione d’intelligenza. Aggiungo che i nudisti sono spesso i primi a ironizzare sulla nudità. Anzi, mi verrebbe da dire che, proprio grazie al loro rapporto sereno e naturale con il nudo, essi sono in grado di scherzare su quest’argomento con arguzia ed eleganza, senza scadere nella scontatezza o peggio nella volgarità.

Donna sullo stagnoMi spiace constatare, però, che l’ironia di cui fanno sfoggio nei loro articoli induca i giornalisti a non andare a fondo sulla tematica nudista in maniera più scrupolosa. Il nudismo viene liquidato come una delle tante bazzecole di cui si trova traccia nella recente letteratura parlamentare e che vanno dall’obbligo di insegnamento del mandolino nelle scuole medie alla disciplina dei cimiteri per animali di affezione. Insomma, si dice che ci sono cose ben più importanti di cui occuparsi, piuttosto che perdere tempo a fare una legge che dichiari – inequivocabilmente – che praticare il naturismo è assolutamente lecito.

È vero, ci sono cose più importanti da fare. Ma, onestamente, approvare una breve legge sulla liceità del naturismo non sottrarrebbe poi così tanto tempo al Parlamento, senza contare che sarebbe un provvedimento a costo zero per il bilancio dello Stato. E poi: siamo proprio sicuri che la piena legalizzazione del naturismo sia una questione da accantonare facendo una faccia schifata o un sorrisetto divertito?

Non parliamo dei diritti delle centinaia di migliaia di italiani che praticano (o vorrebbero praticare) il nudismo, ma vedono frustrato il loro diritto di stare nudi da una situazione legislativa ambigua, che finisce per dare adito a interpretazioni infondatamente restrittive, con conseguenti denunce e sanzioni ormai anacronistiche; riconoscere questo semplice diritto, questa – oserei dire – banale espressione di libertà, sarebbe una questione innanzi tutto di civiltà. E non parliamo nemmeno della non più giustificabile disparità di atteggiamento nei confronti del naturismo che separa l’Italia dagli altri grandi Paesi europei, dove la pratica nudista è una tradizione consolidata, rispettata, apprezzata. Non parliamo di questi argomenti, ammettiamo pure per un istante che siano solo quisquilie…

Diamo invece uno sguardo ai dati oggettivi dei numeri. Secondo recenti statistiche fornite dalla Fédération Française de Naturisme, ogni anno più di 2 milioni di naturisti trascorrono le loro vacanze in Francia, il 60% dei quali provengono dall’estero (soprattutto olandesi, tedeschi, inglesi, ma anche tantissimi italiani). In Francia esistono oggi circa 50 centri e campeggi naturisti e circa 150 strutture gestite da circoli naturisti, per non parlare delle innumerevoli spiagge e aree naturali dedicate al nudismo. Nelle strutture naturiste francesi si contano 200.000 piazzole per tende, roulotte e/o camper e 60.000 posti letto per più di 5 milioni di pernottamenti annui. In Francia il naturismo genera un giro d’affari annuo di più di 250 milioni di euro. Se queste sono bagatelle…

Nudo fra acqua e aria E abbiamo considerato la sola Francia! A livello europeo si stima un fatturato legato direttamente al turismo nudista di oltre 700 milioni di euro, una cifra della quale l’Italia raccoglie al momento solo qualche minima briciola. Tacendo degli Stati nordici e mitteleuropei e volendo limitarsi a considerare realtà ambientali simili a quella italiana, si deve menzionare la vicina Croazia, meta obbligata di tanti nudisti italiani, per la quale il naturismo determina una percentuale a due cifre sul totale degli ingressi turistici nel Paese. E come non citare la Spagna? Nel volgere di pochi anni, a seguito della legalizzazione del naturismo, è passata da Stato negletto dai nudisti a destinazione prediletta per un numero di turisti naturisti che stime ufficiose considerano ormai pari, se non superiore, a quello della Francia. La situazione spagnola è emblematica per l’Italia, che potrebbe in breve tempo percorrere la stessa strada del Paese iberico, se una legge stabilisse finalmente a chiare lettere la piena liceità della pratica naturista.

Mi pare che questi spunti di riflessione siano più che sufficienti perché i giornalisti non soltanto valutino la proposta di legge sul naturismo con rispetto e attenzione, ma anzi ne caldeggino una sollecita approvazione! O almeno abbiano l’onestà intellettuale di approfondire la tematica del naturismo con lucidità e obiettività, dati di fatto alla mano, lasciando finalmente da parte tutti quegli stereotipi, quei luoghi comuni e quei pregiudizi che incrostano l’immagine del nudismo in Italia. Perché non lo fanno? Perché non si documentano su cos’è veramente il nudismo, alzando gli occhi al di là dei patrii confini e magari confrontandosi con chi il nudismo lo vive in prima persona?

Mi viene il sospetto che dietro i giornalisti italiani ci siano emissari francesi, spagnoli e croati, che ovviamente hanno un forte interesse contrario all’affermazione del naturismo in Italia: pensate un po’ che formidabile concorrente sarebbe per loro l’Italia, se essa, con il suo clima, i suoi mari e le sue bellezze naturali, diventasse una meta accogliente per i nudisti!

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3 risposte a Dall’ironia ai dati di fatto

  1. Happy Bare ha detto:

    What a wonderful photo! I will translate and read the article.

  2. Andrea ha detto:

    Perchè non inviare questo articolo così ben scritto alle redazioni dei più importanti giornali nazionali? Magari qualcuno ne trae spunto per un articolo seriamente scritto!

  3. Pingback: Il nudismo? Un falso bersaglio | Essere Nudo

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