Facciamo alcune brevi riflessioni su quelli che sono, nell’attuale situazione, gli elementi che possono giocare a favore dell’affermazione del nudismo e quelli che invece ne costituiscono i punti deboli. Sfruttare meglio i primi e cercare soluzioni per ovviare ai secondi potrebbe costituire un’opportunità da cogliere, per condurre alla piena accettazione del nudismo in Italia.
Punti di forza.
- La rapida evoluzione di Internet ha creato nuovi canali di comunicazione (forum, social network, blog, etc.), che le persone che praticano il nudismo possono utilizzare con profitto, sia per conoscere e incontrare altri nudisti con i quali condividere e coltivare la comune passione, sia per trasmettere all’esterno la bellezza e il piacere del nudismo, suscitare l’interesse di chi ancora non lo conosce e fare così proseliti o quanto meno indurre maggiore propensione alla tolleranza (questo blog vuole esserne un vivo esempio! 🙂 ).
- Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento di studi, anche di carattere scientifico, sul nudonaturismo: ciò contribuisce a dare un’immagine positiva dello stesso, perché tali studi, di fonte indipendente, confermano per lo più i benefici psicofisici della pratica nudista (va detto che, purtroppo, molti di questi studi non sono in lingua italiana).
- La nudità integrale appare ormai sdoganata sui mezzi di comunicazione di massa (talvolta, peraltro, con effetti e finalità di dubbio gusto), per cui – per quanto importa qui mettere in luce – la vista di un corpo nudo non può più essere considerata di per sé una “fonte di turbamento” tale da richiedere una censura.

Milioni di telespettatori anche in Italia hanno visto la nota serie televisiva Il Trono di Spade (Game of Thrones), accolta dal favore del pubblico e della critica e ritrasmessa di recente su Rai4 senza censure. Nei vari episodi ci sono numerose scene di nudo integrale, sia maschile che femminile (per non parlare di quelle di sesso esplicito, anche omosessuale), che hanno suscitato solo qualche isolata protesta, peraltro tacciata da più parti di esprimere una posizione bigotta e oscurantista, ormai non più al passo con i tempi.
- Oggi nella società si attribuisce maggiore attenzione e rispetto a minoranze che in passato erano oggetto di riprovazione, come ad esempio i gay e le lesbiche. Gli attacchi nei loro confronti vengono oggi generalmente condannati e bollati come frutto di intolleranza e scarsa apertura mentale. Lo stesso può essere invocato a favore dei nudisti.
- C’è una crescente attenzione nei confronti di tutto ciò che è naturale, ecologico, sostenibile dal punto di vista ambientale. Questo comporta una maggiore sensibilità verso il mondo naturale, il cibo naturale, la medicina naturale, gli stili di vita in armonia con la natura. Sono argomenti tradizionalmente molto vicini al nudonaturismo. D’altronde, essere nudi è molto più naturale che indossare vestiti!
Punti di debolezza.
- Da un lato si assiste ad una sempre maggiore tolleranza nei confronti della mercificazione del corpo nudo sui mezzi di comunicazione (spesso con esplicite allusioni di carattere sessuale), dall’altro l’esibizione della semplice nudità in un luogo pubblico, pur senza il minimo riferimento all’erotismo, continua ad essere un tabù (forse c’è troppa ipocrisia nella società?).
- Chi si mette nudo, anche se in luoghi isolati, rischia di essere perseguito da amministratori pubblici e membri delle forze dell’ordine, che portano avanti un’interpretazione ormai obsoleta del codice penale, dimenticando che ormai da anni i giudici pronunciano sentenze di assoluzione dei nudisti (come quella recente del Giudice di Pace di Ravenna).

Quest’uomo sta facendo un trekking in alta montagna. Nudo. Non incontrerà nessuno o forse tutt’al più qualche altro escursionista: come si può dire che è un esibizionista? È forse giusto denunciarlo per il solo fatto di essere nudo? Che male fa? Perché bisogna sacrificare il suo diritto a godersi la natura in nudità?
- Molti nudisti hanno timore di rivelare di essere tali, perché temono il (pre)giudizio negativo di familiari, amici e conoscenti. È una sorta di circolo vizioso: il nudismo è vittima del pregiudizio di essere funzionale alla trasgressione sessuale, chi lo pratica senza avere alcuna inclinazione libertina tiene celato il fatto di essere nudista per paura del pregiudizio, e con ciò rischia di alimentare negli altri l’idea che – dopo tutto – nel nudismo c’è qualcosa di poco pulito da nascondere.
- L’associazionismo nudista in Italia non è mai decollato. Gli iscritti alle (a dire il vero piuttosto numerose) associazioni naturiste sono – a quanto pare – non più di 4 o 5 mila. Pochini, se è vero che le stime più prudenti parlano di almeno mezzo milione di turisti italiani che ogni anno lasciano l’Italia per andare a stare tranquillamente nudi all’estero. È vero che al giorno d’oggi l’associazionismo in genere sta vivendo un periodo non florido, ma è innegabile che le associazioni naturiste italiane hanno un problema di appeal.
- I nudisti non appaiono come un gruppo coeso: per alcuni il nudismo è un’esperienza eminentemente privata, da vivere in luoghi protetti, appositamente dedicati allo scopo; per altri questo non è sufficiente, giacché chiedono maggiore libertà di poter stare nudi in spazi naturali pubblici. Pare evidente che solo portare avanti questa seconda posizione potrà condurre ad un qualche risultato veramente favorevole al nudismo in Italia.
L’elenco è necessariamente sintetico e inevitabilmente lacunoso. Credo comunque che possa costituire una discreta base di partenza per ulteriori future riflessioni, sia da parte mia, sia da parte dei frequentatori di questo blog (che mi auguro siano non solo nudonaturisti, ma anche persone interessate quanto meno a conoscere meglio il nudismo!).
Invero le stime, pur sempre cagionevoli (in difetto) visto che è pressoché impossibile contarci con precisione, parlano di almeno un paio di milioni di italiani che praticano il nudismo.
Nel post ho indicato la cifra in assoluto più prudente (che tra l’altro si riferisce non a tutti i nudisti, ma ai turisti che lasciano l’Italia per fare vacanze nudiste), ma in effetti vi sono altre stime con numeri ben più elevati.
Inoltre si deve aggiungere che – sempre stando ai sondaggi (da ultimo quello di TripAdvisor!), ma anche seguendo la logica – se il nudismo fosse libero, il numero degli italiani che si spoglierebbero sulle spiagge e altrove aumenterebbe in modo notevole!…
Non deve meravigliare lo scarso entusiasmo per le associazioni nudiste. Il nudismo è scelta individuale, non ricerca di socializzazione solidale. Di più: partecipare ad un convegno di naturisti fa avvertire una certa sensazione di ghetto, di minoranza, di artificiosità. Il nudista pensa a se stesso, e chi trova accanto a sé è del tutto incidentale. Nei villaggi naturisti l’etica non è dissimile da quella della vita quotidiana, tessile. Per sua natura il naturismo non affratella, e non deve farlo: se lo facesse implicherebbe l’avvertire come inusuale lo stare nudi. Concerti, feste, pranzi sono fenomeni sociali e socializzanti. Il nudismo no. Questo stato di cose rende improbabile una rivendicazione di diritti da parte dei nudisti, tipo movimento di massa. E’ un peccato, ma deriva dalla libera individualità di ogni praticante. C’è solo da credere e sperare che l’evoluzione culturale e la graduale caduta di pregiudizi falsamente morali attutiscano le penalizzazioni di chi vuole semplicemente vivere senza problemi. Se i giudici aiutano, tanto meglio. Ma il “la” dovrebbe arrivare dai politici, che evidentemente non trovano motivazioni sufficientemente vantaggiose nel promuovere leggi simili a quella spagnola.
Anche il mondo degli investimenti potrà aiutare, quando realizzerà il lucro che potrebbe derivare da strutture adatte al nudismo.