Il pudore è una forma di obbedienza a certe regole. Regole che sono relative rispetto al tempo e allo spazio. In effetti, il pudore non è lo stesso in tutto il mondo e non è lo stesso a seconda dell’epoca in cui ci si trova. A quanto pare, nella nostra attuale società occidentale, il pudore risulta rispettato, se intorno al corpo manteniamo un paio di minuscole strisce di tessuto, che prendono il nome di “costume da bagno”.
A dire il vero, parecchie persone sono pronte ad ammettere che abbiamo la libertà di vivere nudi, di fare il bagno nudi, di prendere il sole nudi, di camminare nudi, di stare al parco nudi… Queste persone, pur non essendo nudiste, hanno un grado di maturità tale da riconoscere che la libertà di mettersi nudi, così come la libertà di manifestare il proprio pensiero, di coltivare il proprio passatempo preferito, di andare a fare una passeggiata, non può essere messa in discussione solamente perché viola le regole del pudore.
Molte persone vorrebbero anche provare a praticare il nudismo, giacché riconoscono che stare nudi è una fonte di piacere, ma non si sentono capaci di affrancarsi dal loro senso del pudore e restano aggrappate al loro striminzito costume da bagno, ultimo baluardo a difesa della loro intimità. Altre persone, invece, rifiutano radicalmente la semplice idea di stare nudi, la giudicano inconcepibile, ritengono che il vedere un uomo o una donna nella loro nudità sia un’inaccettabile “offesa al pudore”, ma sono assolutamente (e ipocritamente) tranquillizzate dalla presenza di pochi centimetri quadrati di costume da bagno. Purtroppo – lo dico qui per inciso – vi è in Italia la tendenza a dare maggiore ascolto a questa minoranza intollerante e intransigente, la quale, schiava delle regole del pudore, vuole imporne il rispetto anche a chi non le condivide.
Ma che cos’è questo pudore, se non un’integrazione inconscia delle regole nello spirito dell’individuo? Freud parlava di “Super-io”. Queste regole ci sono state dette e ripetute a tal punto che tutti noi le abbiamo profondamente integrate nel nostro intimo. Il nudista si libera dei vestiti per godere meglio degli elementi naturali che lo circondano, certo, ma egli si libera anche di quelle regole arcaiche, superate e perverse, che considerano il corpo come vergognoso e la nudità come una questione esclusivamente sessuale o, peggio, criminale.
Liberarsi, emanciparsi, significa anche e soprattutto riflettere sulla propria condizione, comprendere i preconcetti, le convenzioni sociali e le norme culturali che pesano su di noi. Essere nudista, quindi, vuol dire non soltanto togliersi il costume da bagno, ma anche rifiutare certe “regole di comportamento” che non servono a niente e che ci opprimono da secoli con l’assurda affermazione che il pudore consiste nel coprire il proprio corpo al fine di essere modesti, onesti e rispettosi degli altri. Va messo in evidenza, però, che il nudista non manca di pudore: ne ha semplicemente una concezione diversa e più coerente con i basilari principi di libertà e di affermazione del valore dell’essere umano.
Togliersi il costume da bagno è dunque un gesto sovversivo? Detto così sembra un po’ esagerato. Sicuramente il nudista non è così sovversivo come l’ateo, che nega ogni fede religiosa, o come l’anarchico, che vuole travolgere l’ordine costituito e la maggior parte delle regole sociali. Tuttavia il nudista si comporta secondo una certa logica sovversiva, nella misura in cui rifiuta quelle convenzioni che, al lume della ragione, gli appaiono illogiche e sceglie perciò di liberarsene.
Ma se il nudismo ha questo pizzico di spirito rivoluzionario, deve forse per questo essere condannato senza appello dalla società? È vero che la società ha la tendenza a essere “tradizionalista” e a difendere le proprie convenzioni. Ma se si riflette anche solo per un attimo in maniera lucida e corretta, ci si può facilmente rendere conto che il nudismo non vuole sovvertire la tradizione per condurre all’affermazione di valori aberranti. Tutt’altro! Il nudismo, con la sua richiesta di legittimare la nudità pubblica come un fatto “normale”, altro non fa che incoraggiare una concezione più matura e serena del corpo umano, che va accettato e rispettato nella sua interezza, senza classificarne le varie parti come più o meno nobili di altre. E questa concezione nudista del corpo umano è il terreno fertile per lo sviluppo di una serie di frutti positivi per il benessere dell’individuo come singolo e della società nel suo complesso.
Come ho già scritto altrove, non intendo sostenere che tutti debbano “convertirsi” al nudismo. Ci mancherebbe altro! Voglio soltanto dire che dev’essere finalmente riconosciuto da tutte le persone ragionevoli che il nudismo reca in sé una carica positiva e benefica e che pertanto è assurdo ostinarsi a ostacolarlo nel nome di antichi pregiudizi, i quali ci insegnano che stare nudi “non va bene”, “è vergognoso”, “è indecente”. Ciascuno è ovviamente libero di non praticare il nudismo, ma non si capisce perché debba impedire ad altri di praticarlo. La nudità è bella, è piacevole, è naturale! Ciascun essere umano deve avere il sacrosanto diritto di stare nudo. E tale diritto non può essere frustrato tirando in ballo l’ormai vecchia questione della tutela del pudore. In definitiva, si tratta solo di una banale questione di libertà.
Liberamente ispirato a riflessioni svolte su Nu Nature et Naturisme pour un 21ème siecle humaniste et naturiste.
L’ha ribloggato su clothes free life.
Pingback: Il conforto della nudità altrui | diosbios
Sinceramente io ho frequentato spiagge nudiste,ma non è che lo “spettacolo” fosse così “entusiasmante”.Non è un punto di vista sempre condivisibile,lo giudico viceversa un punto di vista estremo : la nudità può mostrare “cose molto belle che tutti vorremmo vedere” ma anche “cose che starebbero meglio coperte”.
Non è così criticabile il punto di vista di “non farmelo vedere”.
Non condivido affatto questo punto di vista, che mi sembra invece molto criticabile!
1. Perché mai le spiagge nudiste dovrebbero essere uno “spettacolo”?!?
2. Non ci si spoglia per permettere agli altri di “vedere cose belle”, ma semplicemente per apprezzare il piacere di stare nudi nella natura.
3. Quello di stare nudi è un piacere che hanno il diritto di godere tutti. Belli, brutti, giovani, vecchi, grassi, magri, etc. etc.
4. Non ci sono parti del corpo brutte o belle. Tutti gli uomini e le donne hanno un corpo che va rispettato qualunque sia il suo aspetto. Se qualcosa del corpo altrui ci dà fastidio, cominciamo a chiederci quale problema abbiamo noi e a non obbligare gli altri a coprirsi!
Capisco 🙂 …….non tutti sono belli nudi : ma se uno ha gli occhi storti deve mettersi gli occhiali da sole?